Santa Publia di Antiochia

Santa Publia di Antiochia
Nome: Santa Publia di Antiochia
Titolo: Vedova
Nascita: 300 circa, Antiochia, Siria
Morte: 370 circa, Antiochia, Siria
Ricorrenza: 9 ottobre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione


Lo storioco e teologo Teodoreto di Ciro, originario di Antiochia e che scrive nella prima metà del v secolo, afferma che Publia, dondella sua stessa città, una volta rimasta vedova, si decise per una vita consacrata: secondo alcuni raccolse nella propria casa altre pie donne desiderose di vivere una vita comunitaria di preghiera e di carità, secondo altri entrò in un convento femminile già esistente, di cui divenne superiora. Nell'anno 362 l'imperatore Giuliano l'Apostata, già famoso per il disprezzo del cristianesimo, religione ufficiale dell'impero, e per gli sforzi compiuti nel tentativo di restaurare in ogni modo gli antichi culti pagani, giunse ad Antiochia per organizzare la campagna militare contro i persiani.

Passando vicino alla casa di Publia, mentre la santa e le sue compagne stavano cantando i salmi, udì le parole «Gli idoli delle genti sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo: hanno bocca e non padano, hanno occhi e non vedono [...] Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida» (Sal 115) (pare che Publia avesse deliberatamente scelto quel salmo per l'occorrenza) e quindi, prendendolo come un affronto personale, intimò alle donne di tacere e non cantare più. Ottenuto in risposta il versetto del salmo 68: «Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano», l'imperatore si infuriò e fece maltrattare Publia dalle sue guardie, rinviando al suo ritorno dalla Persia l'occasione di giustiziarla insieme alle sue compagne. Giuliano però morì proprio durante quella campagna e le donne, lasciate in pace, poterono continuare la loro vita in comune.

Publia morì intorno all'anno 370. Il Martirologio Romano era solito appellarla badessa.

MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Antiochia in Siria, commemorazione di santa Publia, che, rimasta vedova, entrò in monastero e, al passaggio dell’imperatore Giuliano l’Apostata, cantando insieme alle sue vergini i versetti del salmo «Gli idoli delle genti sono argento e oro» e «Diventi come loro chi li fabbrica», fu per ordine dell’imperatore stesso schiaffeggiata e pesantemente umiliata.

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