Gli Acta documentati di questo martire sono conservati in due testi greci, il secondo dei quali è una rielaborazione di S. Simone Metafraste (28 nov.), così vaghi, in ogni caso, da rendere difficile stabilire l'esatta identità di Sozonte o la data della morte.
Secondo la leggenda, probabilmente in relazione con una sorgente considerata miracolosa, era pastore in Cilicia, o forse in Licaonia. Originariamente chiamato Farasio o Tarasio, scelse il nome Sozonte al momento del battesimo.
Un giorno, mentre dormiva sdraiato sotto un albero, ebbe una visione di Cristo, che gli disse di lasciare il suo gregge e di seguirlo fino alla morte. Sozonte immediatamente si recò nella vicina Pompeiopoli, dove si stava celebrando una festa pagana, si diresse senza esitazione verso il tempio del dio, distrusse un'immagine d'oro con un colpo di bastone, e ruppe la mano della statua in piccoli pezzi che poi distribuì ai poveri.
Quando si accorse che diversi di loro erano stati arrestati per questo, si consegnò alle autorità, e dopo un lungo interrogatorio da parte del magistrato, gli fu proposta la libertà se avesse adorato quel dio: egli tuttavia derise semplicemente l'idea di adorare un dio che poteva essere fatto a pezzi con un bastone da pastore. Dopo essere stato costretto a girare per l'arena con dei chiodi nei sandali, il magistrato affermò che gli avrebbe concesso la libertà se avesse suonato una melodia con il suo flauto, ma Sozonte rifiutò, dicendo che aveva spesso suonato il flauto per le sue pecore, ma che ora l'avrebbe fatto solo per Dio. Fu condannato al rogo, e più tardi, quella notte, i cristiani del luogo raccolsero e seppellirono i resti carbonizzati.
S. Sozonte compare nei sinassari bizantini alla data di oggi, introdotto in Occidente da Baronio.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Pompeiopoli in Cilicia, nell’odierna Turchia, san Sozonte, martire.
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