San Marcellino Champagnat

San Marcellino Champagnat
Nome: San Marcellino Champagnat
Titolo: Sacerdote
Nascita: 20 maggio 1789, Marlhes, Francia
Morte: 6 giugno 1840, St. Chamond, Francia
Ricorrenza: 6 giugno
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
29 maggio 1955, Roma, papa Pio XII
Canonizzazione:
18 aprile 1999, Roma, papa Giovanni Paolo II


Marcellino Champagnat fondatore dei Piccoli Fratelli Maristi, nacque il 20 maggio 1789, circa due mesi prima della Rivoluzione francese, da una famiglia profondamente cristiana; nonostante ciò fu in qualche maniera influenzato dall'imponente movimento della storia. Suo padre, Giovanni Battista Champagnat, era divenuto un ufficiale superiore nella cittadina di Marlhes sull'altopiano del distretto del Mont-Pilat, non lontano dalla città di Saint-Etienne. I compiti dell'ufficiale Giovanni Battista durante la Rivoluzione includevano l'incarico di amministratore cittadino di Marlhes e di colonnello della guardia nazionale. Suo figlio Marcellino rifuggiva dalla politica a motivo della sua giovane età, ma i princìpi della Rivoluzione possono essere visti nel suo approccio egualitarista verso le persone e nella struttura non classista dell'istituto dei Fratelli Maristi.

L'educazione nazionale era assai caotica durante questo periodo della storia francese, e Marcellino non ricevette praticamente nessuna istruzione scolastica sino all'età di quattordici anni, quando il commissario diocesano per le vocazioni scoprì che il ragazzo aveva un certo interesse per il sacerdozio. Un periodo di istruzione sotto la direzione del cognato, che era insegnante, condusse quest'ultimo a dichiarare alla famiglia che il ragazzo non aveva la capacità di seguire gli studi per il sacerdozio. A dispetto di questo inflessibile verdetto, all'età di sedici anni Marcellino entrò risolutamente nel seminario minore di Verrières. Dopo un anno, le autorità si raccomandarono di non ritornare dopo le vacanze, ciò però non dissuase la madre di Marcellino, la quale avendo accertato il suo desiderio di diventare prete, impiegò mezzi spirituali (un pellegrinaggio) e umani (alcuni amici influenti) al fine di ottenerne la riammissione.

Dopo otto anni nel seminario minore, dove la condotta e l'impegno del ragazzo migliorarono costantemente (come attestano i propositi riportati nei suoi quaderni), Marcellino entrò nel seminario maggiore di S. Ireneo a Lione verso la fine del regno dell'imperatore Napoleone I. Qui incontrò professori imbevuti dei princìpi della formazione sulpiciana, ma venne anche in contatto tra gli studenti con un personaggio carismatico, Gianclaudio Courveille, la cui eloquenza, guida ed entusiasmo per la fondazione di un istituto di Maria condussero alla creazione di un gruppo permeato dell'idea di divenire membri di una congregazione intitolata alla Vergine. Agli incontri di questo gruppo la forma della nuova comunità fu forgiata; erano previste tre diramazioni: una società di sacerdoti, un istituto di suore e un terz'ordine per i membri laici. Una voce insistente si batté strenuamente per un quarto ramo: un istituto di fratelli insegnanti. La voce era quella di Champagnat, la cui completa mancanza di una precoce istruzione e la consapevolezza del pressante bisogno di educatori cristiani nel paese lo spinsero a tormentare i suoi ingenui compagni con questa reiterata richiesta. Esasperati, infine, accettarono e assegnarono a Champagnat la fondazione del ramo dei fratelli per l'insegnamento. Questi assunse l'impegno come una particolare commissione da parte dei suoi coetanei.

Il 23 luglio 1816, immediatamente dopo le cerimonie per l'ordinazione, dodici compagni scalarono la collina di Fourvière e, al santuario della Vergine nera, posero i propri voti scritti e firmati sull'altare, al di sotto del corporale, mentre il leader Courveille celebrava la Messa. Poi i sacerdoti novelli si recarono alle rispettive località come preti dell'arcidiocesi di Lione. Sarebbero trascorsi venti lunghi anni prima che potessero riunirsi come Società di Maria dei Padri Maristi.

Champagnat fu collocato a La Valla, sul lato dell'erta collina che conduce all'altopiano della catena del Mont-Pilat. Qui, come curato, adempì i suoi doveri parrocchiali con ardore, pur rimanendo conscio del suo compito per la non ancora nata Società di Maria. Presto venne in contatto con un possibile candidato: Giovanni Maria Ganjon, ex granatiere nella guardia imperiale di Napoleone, al quale Champagnat iniziò a trasmettere i primi rudimenti di un'istruzione regolare. Ma fu l'invito di un malato che lo eccitò all'azione per la fondazione dell'insegnamento dei fratelli. Dopo aver assistito ai bisogni spirituali un giovane morente, la cui ignoranza religiosa era abissale, Champagnat decise di agire, corroborato nella determinazione da una seconda recluta che capitò sulla sua strada, come se fosse preparata dalla provvidenza.

Il 2 gennaio 1817 Marcellino portò i suoi due seguaci in una casa che aveva acquistato e personalmente pulito e approvvigionato. Era il primo ramo della nascente Società di Maria, ma non giunse un'approvazione generale: il parroco, p. Rebod, preoccupato degli impegni economici che potevano ricadere sotto la sua responsabilità, si oppose al progetto e spinse altri preti contro il proprio curato. Successivamente, le autorità del collegio locale, spaventate di fronte al crescente numero di iscrizioni alla schiera di scuole primarie di Champagnat, sollevarono un'opposizione più vigorosa; ma la maggiore prova in questo ambito fu procurata dal vicario generale, mons. Bochard, che richiese che il gruppo di fratelli di Champagnat fosse assorbito nella sua congregazione, la Società della Croce di Gesù. Le pressioni su Marcellino crebbero, ma un improvviso flusso di vocazioni (in risposta alla preghiera e al pelle grinaggio al santuario di Nostra Signora della Pietà a La Valla) e una semi-miracolosa liberazione dalla morte (quando egli e un suo compagno furono colti all'improvviso da una tempesta di neve), convinsero nel 1823 Champagnat, che avrebbe dovuto «tendere i nervi e raccogliere il sangue» per resistere alle minacce contro il suo istituto. Per una felice coincidenza un particolare evento ecclesiale salvò Marcellino.

Il nuovo papa, Leone X, rimosse il cardinal Fesch, zio di Napoleone, dal controllo dell'arcidiocesi di Lione. Quando l'arcivescovo de Pins fu assegnato come amministratore apostolico di Lione, Bochard, assai risentito, resistette all'assegnazione e poco dopo abbandonò la diocesi. Il tormentato Marcellino tirò un respiro di sollievo, perché non solo era stato rimosso il pericolo per i fratelli, ma egli stesso aveva ottenuto l'approvazione e il sostegno del nuovo vescovo per il lavoro che aveva intrapreso.

Come scrisse Shakespeare: «Quando vengono le tribolazioni, non vengono come singoli esploratori, ma in interi battaglioni». Problemi interni avrebbero ora sfidato Champagnat. Courveille, l'ispiratore carismatico dei futuri maristi, aveva dimostrato di non essere una guida stabile. Venne ad aggregarsi a Marcellino nella casa madre da lui costruita, un edificio a cinque piani intitolato "Madonna del romitaggio". Nella frustrazione seguita alla decrescente influenza tra i sacerdoti del suo gruppo, tentò di essere eletto superiore dei fratelli. Nonostante il compassionevole sostegno alla sua candidatura da parte di Marcellino, Courveille non riuscì a convincere i fratelli ad accettarlo come guida. Il loro voto fu nettamente favorevole alla persona che conoscevano e ammiravano, Champagnat.

Questi, però, si ammalò gravemente all'inizio del 1826 e, inoltre, i creditori si affrettarono a presentarsi per riscuotere il loro denaro. Nello stesso periodo il frustrato Courveille cadde in una grave colpa morale e, nonostante l'energica azione di un altro prete aspirante marista, Terraillon, non fu in grado di ritornare alla casa madre. interessante notare come Champagnat, mediante il reclutamento di giovani cappellani che venivano ad aiutarlo nella formazione dei fratelli, fu capace di immettere nei giovani preti il desiderio di unirsi al ramo sacerdotale dei maristi. In effetti, quando la diramazione clericale dei maristi fu approvata nel 1837 (principalmente per merito dell'accettazione delle missioni nel sud ovest del Pacifico), non meno di dieci dei ventun professandi che si presentarono alla cerimonia nella città di Belley provenivano da Lione ed erano stati influenzati da Champagnat. Gli altri undici erano del luogo ed erano stati raccolti da Gianclaudio Colin, il nuovo dirigente dell'intero movimento marista. Champagnat inoltre si adoperò per inviare un notevole numero di giovani alla nascente Congregazione di Suore Mariste.

La caduta di Courveille non fu l'unico problema per Marcellino: dopo dieci anni di apostolato, vari altri fratelli avevano perduto il loro fervore iniziale. Alcuni erano disaffezionati, soprattutto rispetto al metodo educativo e alla maniera di vestirsi. La malattia del fondatore e il periodo di convalescenza favorirono l'esacerbarsi dei problemi, in particolare quando forzatamente i fratelli dovevano essere assoggettati all'autorità dell'instabile Courveille. Dopo che quest'ultimo fu uscito di scena, Champagnat dovette affrontare due problemi: indurre qualche fratello a passare a una tecnica di insegnamento più moderna ed efficace (compito non facile, a motivo dei fratelli anziani, fermi nei propri metodi), e superare le difficoltà dell'abito dei fratelli che per alcuni era troppo vistoso. Entrambi i problemi avrebbero potuto creare gravi crisi, ma l'abilità di Marcellino presto pacificò la situazione. Dopo un periodo di prova di un anno la nuova tecnica di insegnamento della lettura fu accettata dai fratelli, e solo due ribelli si opposero alla riforma dell'abito e abbandonarono l'istituto.

Champagnat era un educatore attento e progressista, profondamente interessato al benessere degli studenti. Questo fu il motivo per il. quale insistette per l'adozione del "metodo simultaneo" utilizzato dai Fratelli di De la Salle. La sua insistenza su questo metodo gli procurò la perdita della scuola a Feurs, dove il concilio locale anticlericale tentò di costringerlo ad adottare il "metodo reciproco" di recente creazione. La ragione di questa scelta era dovuta al fatto che l'insegnante mediante questo metodo sarebbe stato maggiormente in contatto con gli allievi e avrebbe esercitato più influenza su di loro. Sintetizzando, secondo la concezione di Champagnat i fratelli nel loro insegnamento dovevano integrare la fede con l'istruzione e creare uno spirito famigliare nell'ambiente scolastico. Riteneva che dovessero stare con i giovani, amarli, condurli a Gesù e formarne dei buoni cristiani e degli onesti cittadini. In una lettera circolare ai fratelli (19 gennaio 1839) diceva: «Desidero e voglio che seguendo l'esempio di Gesù voi abbiate un tenero amore per i bambini, spezzando con santo zelo il pane spirituale della religione».

Una grave difficoltà per Champagnat fu quella di ottenere il riconoscimento governativo dell'istituto. Aveva ricevuto in precedenza alcune promesse a riguardo, ma quando i governi francesi divennero progressivamente anticlericali, la richiesta del fondatore, dopo un periodo di incertezza, non venne accolta. In effetti, il progresso dell'istituto fu frequentemente influenzato dal clima politico del paese. Champagnat incontrò particolari difficoltà da parte degli ufficiali governativi locali, che minacciarono di arruolare forzatamente i fratelli, e da una speciale commissione di controllo, che perlustrò la casa madre nell'infruttuosa ricerca di un "marchese" sospetto di aver fornito l'addestramento militare ai ribelli antigovernativi! Il riconoscimento dell'istituto giunse finalmente dopo la morte del fondatore, quando il governo di. Luigi. Napoleone, più accondiscendente nei confronti della Chiesa, assicurò la tanto desiderata autorizzazione.

La causa di Champagnat non fu agevolata dagli amici ecclesiastici che tentarono di risolvere il problema con la fusione dell'istituto con altri gruppi riconosciuti dal governo. Furono realizzati diversi tentativi, il più serio dei quali fu un progetto di aggregazione dei Fratelli Maristi a quelli del p. Querbes Clerks di S. Viateur. L'iniziativa proveniva da p. Pompallier (in seguito vescovo e poi guida delle missioni mariste in Oceania) e dal vicario generale, Cholleton (più tardi sacerdote marista e maestro dei novizi). Né Querbes né Marcellino erano entusiasti della proposta, sapendo bene che le diverse ispirazioni dei rispettivi istituti non erano compatibili. Nonostante ciò, i due "cospiratori" per poco non ottennero l'unione. Fortunatamente, l'arcivescovo che si era mostrato in un primo tempo favorevole, cambiò parere. La bozza di una lettera intrisa di lacrime mostra quanto profondamente Marcellino fu turbato da questa vicenda.

Al momento del suo trapasso, la Congregazione dei Fratelli Maristi contava quarantotto fondazioni e duecentottanta fratelli. Champagnat stesso era divenuto sacerdote della Società di Maria nel 1836; la consacrazione lo pose sotto l'obbedienza religiosa a p. Colin, eletto responsabile del ramo clericale. Alla fine della vita, Marcellino credeva ancora in una congregazione complessiva sotto la direzione di un'unica persona; Roma, però, decretò diversamente, separando i quattro rami e ponendoli sotto diversi superiori generali.

Nel periodo nel quale Champagnat fu soggetto all'obbedienza a Colin, le due guide collaborarono intensamente, sebbene apparisse evidente che non condividevano il medesimo concetto sul ruolo dei fratelli. Colin riteneva che i fratelli potessero essere impiegati ovunque come aiutanti dei sacerdoti, mentre Marcellino desiderava per i fratelli essenzialmente l'apostolato scolastico e la vita in comunità.

A dispetto di questa differenza di opinione, Champagnat, che era anche entusiasta dell'apostolato missionario, inviò i fratelli in Oceania sotto la direzione di un prete marista, procedura che proseguì per un certo tempo anche dopo la morte del fondatore. L'identità di questi generosi volontari, però, si confuse con quella dei Fratelli di. S. Giuseppe, un gruppo religioso che Colin reclutò come fratelli laici della sezione dei Padri Maristi. Ai Fratelli Maristi nelle missioni, però, fu comunicato dal superiore generale di rimanere insieme con il ramo sacerdotale, la Società di Maria.

Logorato dalle fatiche dell'apostolato, Marcellino perdette la salute nel 1839 e morì relativamente presto, all'età di cinquantun anni, il 6 giugno 1840. Durante i venti anni di generalato del suo successore, B. Francesco Rivat, l'istituto si allargò ampiamente, nella misura di una nuova fondazione ogni tre settimane.

Nel 1856 i Fratelli Maristi entrarono nel settore dell'educazione secondaria, quando i Padri Maristi chiesero loro di assumere la scuola di Valbenoite, vicino a Saint-Etienne. All'inizio del terzo millennio, in varie parti del mondo, i Fratelli Maristi stanno operando non solo nell'istruzione primaria, secondaria e universitaria, ma anche in molte missioni e in altri apostolati insieme con i giovani. Il numero ha raggiunto l'apice di oltre novemila membri alla fine degli anni '60, ma è ora di meno di cinquemila. Le vocazioni nei paesi del "primo mondo" sono calate considerevolmente, ma una buona risposta continua in altre regioni. Marcellino è stato dichiarato venerabile nel 1920 e beatificato nel 1955. La sua canonizzazione, il 18 aprile 1999, è stata un'occasione per ravvivare la fiamma delle particolari virtù di umiltà, semplicità e modestia che ardono nei cuori maristi.

MARTIROLOGIO ROMANO. Presso la città di Saint-Chamond nel territorio di Lione, in Francia, san Marcellino Champagnat, sacerdote della Società di Maria, che fondò l’Istituto dei Piccoli Fratelli di Maria per l’istruzione cristiana dei fanciulli

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